Moto

La prima grande passione: la Moto

Tutto ha avuto inizio da mio Padre che sin da piccolo mi ha attaccato la “malattia”, portandomi in moto con lui tutte le volte che era possibile farlo.
Qui sotto sono in sella, in compagnia di mia sorella Milena, alla Gilera Saturno 500

 

Mio Padre, grande appassionato di moto, ancora oggi usa regolarmente una Cagiva 600 River.
La sua passione è rimasta inalterata nel tempo e quando non esce per un giretto si occupa di fare un po’ di manutenzione, fin troppo accurata per i chilometri che percorre, ma l’importante è stare insieme alla sua moto.


 In passato ha posseduto: una Lambretta 125, della quale non ho fotografia,

due Gilera Saturno 500

 

una Laverda 750 GT

Una Laverda 3C

 

Una Laverda 1000 JOTA


Tornando a me, il mio primo ciclomotore è stato un Benelli 50 3VK Export, un missile per quei tempi.



Poi è seguita una Vespa 50 Special elegante come solo una Vespa può essere. Qui avevo montato una sella della Gaman, che andava di moda in quel periodo anche se non ho mai capito il perché visto che era quasi priva di imbottitura (ma a 15 anni non ci fai caso).

 

Ha 18 anni ho coronato il sogno di avere una vera moto, una MV Agusta 350 Ipotesi, molto bella ed evoluta con la quale mi sono fatto le ossa senza rompermene.
Ricordo la rivalità con la Morini 350 sport, l’unica che poteva competere con il motore brillante della MV.

 

Finalmente al compimento dei 21 anni (così imponeva ai tempi la legge), ho comprato una Laverda 1000 3CL preparata da Belli di Milano, pistoni più alti, alberi a camme più spinti, tre in uno libero, vibrazioni spaventose, ma veramente tanta moto tra le mani.
Se ripenso al rumore tremendo che lo scarico tre in uno libero faceva mi vergogno ancora adesso però il sound di un tre cilindri era fantastico, unico.

 

Poi è arrivato il primo grande amore, la Laverda 1000 RGS, una vera sportiva regina della strada, con la quale mi sono tolto grandi soddisfazioni, soprattutto in ValTrebbia e sul tratto autostradale della Serravalle. Nonostante il peso riuscivo a guidarla senza affanno e con il kit ufficiale di Breganze il motore girava un gran bene.
Con questa moto ho fatto il primo viaggio in Nord Africa, in Algeria, tra lo sconcerto degli altri motociclisti enduristi incontrati lungo il percorso.

 

Per viaggiare in Sahara ho acquistato il secondo grande amore, la Cagiva 650 Elefant, con la quale ho fatto diversi viaggi in Sahara.
Nonostante le grandi sollecitazioni alla quale l’ho sottoposta (viaggiavo carico con 50 litri di benzina – 10 litri di acqua – viveri per due/tre settimane – ricambi e vestiti) non ha mai avuto un momento di crisi.
Era veramente la protagonista incontrastata per quel genere di viaggi nonostante la concorrenza della Honda Africa Twin e della BMW R80 G/S.

 

 

Attualmente ho una Cagiva 900 Elefant I.E. – G.T. un bel mezzo per fare del gran turismo a 360° con un motorone Ducati che non mi stanco mai di apprezzare. Nonostante fosse stabile, veloce e parca nei consumi  non ha mai avuto il successo che meritava.

 

In buona sostanza ho avuto poche moto ma tutte di qualità (per come vedo io le cose,naturalmente), per scelta solo moto italiane perché l’idea di avere “la moto di tutti” non mi hai mai interessato.

Certo è che una grande passione, unita ad una più che discreta competenza meccanica (che mi permetteva di fare completa manutenzione in autonomia), mi ha messo al riparo dai tanti difettucci tipici della produzione di moto nostrane, riuscendo a coglierne solo gli aspetti positivi.

Ora ho quasi appeso il casco al chiodo, vado al lavoro tutti i giorni, con ogni tempo, con una Vespa 125PK del 1979 ma che uso come una macchina, una pedalata (e parte subito),  e via.

L’evolversi degli interessi ha fatto sì che la moto sia passata in secondo piano. Ho un po’ di rimpianto per questo ma le moto attuali non riescono più ad appassionarmi, tutte eguali nella loro perfezione.

Senza difetti non c’è passione…

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Oggi, 16 dicembre 2004, ho venduto la mia Cagiva 900, faccio quasi fatica a pensarlo, ma è successo.

Stanco di vederla impolverarsi mi sono deciso ma la cosa è veramente traumatizzante perché dopo quasi 30 anni di moto e di passione mi ritrovo senza una moto vera (la Vespa mi perdonerà, spero).

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Giugno 2007, altro “dramma” motociclistico. Grazie alle misure prese dal Comune di Milano (oltre a quanto già fatto dalla Regione Lombardia), che di fatto mi impedivano di andare al lavoro con la Vespa, ho preso la decisione di venderla ad un collezionista.
Sono tanto inc…to per questo fatto che mi fermo qui.

Al posto della gloriosa ora ho uno scooter, uno di quei cosi che ho sempre detestato…