Locotoco

Scoperto nell’estate del 1998, si tratta di un ex alpeggio a quota 950 m. slm ricavato in un bosco costituito in origine prevalentemente da castani nel comune di Sueglio in Valvarrone.

Il sito è raggiungibile, nell’ultimo tratto, solo a piedi e questo ha permesso ai numerosi caprioli, cervi e volpi di vivere indisturbati; infatti durante le passeggiate non è raro il loro avvistamento.

La valle ben esposta fa si che la casa sia sempre soleggiata dall’alba al tramonto. L’altitudine e il clima secco rendono il sito godibile in ogni stagione. Insomma un posto veramente magico (non lavoro per la Proloco).

La baita si presentava in queste condizioni. All’interno vi era al piano inferiore la stalla per gli gli animali e ancora del fieno al piano superiore

 

 

ma con pazienza e molti sacrifici siamo riusciti a renderla molto accogliente
 

 

 

L’interno della baita è arredato in modo semplice. L’ingresso avviene dal primo piano dove si accede al soggiorno con angolo cottura a vista.

Una scala interna porta al piano terra dove si trovano due camere da letto ed il bagno. Il riscaldamento è esclusivamente  a legna.

 

 

 

La foto sopra riproduce il galletto segnavento montato sul tetto (realizzato a mano, in rame, da Alfredo).

Questa composizione è  opera di Roberta

Napo

La sua storia:

Napo è entrato nella nostra vita per caso, trovato abbandonato in un campo alla periferia di Milano.

Con Lui abbiamo diviso tutta la nostra storia comune, dal primo incontro al matrimonio, alle vacanze… insomma tutto.

Una grave malattia, quando aveva sedici anni, ce l’ha portato via il 16 giugno del 2003.

Ancora oggi pensare a Napo è molto doloroso e viene spontaneo ricordarlo con questa frase:

chi non ha mai posseduto un cane,
non sa cosa significa essere amato
Arthur Schnopenhauer

 

Lea

22 maggio 2018 – Oggi Lea se ne è andata…

Era ammalata di un tumore ma ha sempre corso veloce, come solo lei sapeva fare, tenendolo a distanza per quasi un anno, fino a che non si è dovuta fermare per l’ultima volta. E’ difficile ora scrivere di lei, di quello che è stata ma lascia un vuoto incolmabile.

La sua storia:

ottobre 2003

Dopo la perdita di Napo abbiamo deciso di adottare un cucciolo di meticcio.

Non abbiamo nulla contro i cani di razza, Napo era uno Yorkshire Terrier, ma ci sono un sacco di cani sfortunati che aspettano solo di essere adottati e che nel frattempo muoiono di noia (se sono fortunati), spegnendosi giorno dopo giorno in uno dei tanti canili.

Dopo aver cercato per qualche settimana in vari canili ma senza esito perché cercavamo un cucciolo di taglia media (ma di solito i “bastardi umani” abbandonano di preferenza i cani di grossa taglia), abbiamo saputo da una cara amica che presso Erba si trovava una cagnolina di circa due mesi in attesa di adozione.

Poche ore dopo Lea era con noi.

Luglio 2005 

Scriviamo queste righe dopo quasi due anni che Lea e’ con noi.

Ora e’ una cagnolina adulta, sana come un pesce, vivace e vitale come ogni cane felice dovrebbe essere, con un carattere forte da cane dominante.

Questo aspetto ci ha creato qualche problema perché Lea e’ stata riluttante ad accettare la nostra guida e ancora adesso quando non e’ d’accordo con noi non esita a farlo notare con mugugni, troppo divertenti, oppure con decisi abbai.

Però con molta pazienza (e qualche errore) siamo riusciti a farci rispettare, rispettandola.

Il risultato e’ un cane con un carattere indipendente ma molto legato a noi.

Anche il rapporto con gli altri cani e’ equilibrato, con decise prese di posizione se un maschio si fa troppo intraprendente nell’approccio ma  normalmente estremamente giocosa con tutti i suoi simili.

Insomma il bilancio e’ estremamente positivo e siamo felici di averla accolta in casa.

 

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Agosto 2006  

Di ritorno dalle vacanze estive pubblichiamo l’ultima foto fatta a Lea, ora ha tre anni e ne siamo pazzamente innamorati.

Bruto

27 settembre 2018

Anche Bruto ci ha lasciati, in punta di piedi come ha sempre vissuto, dando tutto senza chiedere nulla in cambio com’è tipico dei cuccioli trovati e adottati che ricambiano con un cuore generoso.

Adesso riposa sotto il nocciolo a Locotoco dove era solito sdraiarsi accanto a Lea.

La sua storia:

Bruto è un cagnolino meticcio di circa cinque anni (settembre 2007).

Da tempo, circa un paio di anni,  lo vedevamo girovagare libero nei boschi intorno a Loco.

Era molto diffidente e nonostante che la fascinosa Lea lo interessasse non si faceva avvicinare.

Finalmente nella primavera del 2007 si è fatto meno timoroso ed abbiamo fatto amicizia.

Nel giro di poche settimane il ghiaccio si è rotto completamente e ha incominciato a frequentare la casa fermandosi anche a dormire.

Lea non sembrava apprezzare molto l’idea di condividere con Bruto quanto di suo, lo teneva costantemente sotto controllo mostrando i denti e abbaiando quando Bruto  invadeva il suo spazio ma con pazienza siamo riusciti a farli andare d’accordo senza grossi litigi.

Vederli ora giocare insieme è quanto di più bello si possa sperare per i propri cani.

Questa situazione, però, creava un problema che diventava sempre più angosciante per noi.

Bruto passava con noi il week-end, mangiava e dormiva in casa, ci seguiva ovunque come è normale che sia,  ma la domenica sera lo “abbandonavamo” per tornare  a casa.

Abbiamo incominciato a pensare alla sua adozione però ci scontravamo su alcuni problemi logistici da superare,  due cani sono più impegnativi di uno solo per tante ragioni.

Questo dilemma è durato fino ad una sera del settembre 2007 quando non ce l’abbiamo più fatta, avevamo già preso la strada di casa ma siamo tornati indietro a prenderlo.

L’arrivo a casa è stato molto naturale, sembrava ci fosse sempre stato e anche l’ambientamento in città è stato veloce perchè abitiamo praticamente avvolti dalla campagna e quindi lo stacco dai boschi di Loco è stato molto soft.

Cosa aggiungere, siamo felici di averlo preso con noi anche se consapevoli che questa scelta potrà condizionare alcune situazioni di vita quotidiana e non, come le vacanze o semplicemente frequentare altre persone, ma siamo molto determinati  a vivere la nostra vita anche con il cuore e non solo con la testa.

Aprile 2008

Dopo oltre sei mesi che Bruto è con noi facciamo un primo bilancio, molto positivo. Bruto si è completamente inserito in famiglia, con Lea la convivenza è ottima, sono un po’ gelosi uno dell’altra ma nulla di rilevante.
Con noi è diventato molto coccolone, probabilmente si  sta riprendendo le coccole non ricevute prima e con gli interessi.
Insomma, il ragazzo ha capito come si fa a stare al mondo 🙂

Settembre 2008

E’ già passato un anno da quando Bruto vive stabilmente con noi. In tutto questo tempo non abbiamo mai avuto un rimpianto per averlo adottato, anzi.
Qui sotto è ritratto durante le ultime vacanze estive, in Albania, le prime passate insieme.

Febbraio 2009

Qualche foto di Bruto fatte durante l’ultimo viaggio in Algeria…


Non si è fatto mancare nulla!


Agosto 2012

E’ un po’ che non aggiorniamo la pagina di Bruto ma per fortuna va tutto bene.

La foto lo ritrae durante le ultime vacanze in Francia nel luglio 2012 mentre si rilassa in un prato, la cosa che più gli piace fare .

Il mio Sahara

Clicca qui per avere una visione generale
dei miei viaggi nel Sahara.

Un clic sulle date riportate qui sotto, in arancio,
per vedere i percorsi nel dettaglio

2023
ottobre
Tunisia – Algeria
Land Rover Defender 110 HT – Td5
2023
febbraio
Tunisia – Algeria Land Rover Defender 110 HT – Td5
2017 Algeria Land Rover 90 Defender Td4
2015 Kenya Fly + Land Rover 110 Defender Td5
2014-15 Mauritania Fly + Toyota 95
2014 Tunisia Land Rover Defender 110 HT – Td5
2009-10 Tunisia – Algeria Land Rover Defender 110 HT – Td5
2008-09 Tunisia – Algeria Land Rover Defender 110 HT – Td5
2008 Balcani: Epiro – Fyrom – Albania – Montenegro – Croazia
p.s. luoghi non Sahariani ma di sicuro futuro interesse.
Land Rover Defender 110 HT – Td5
2006-07 Tunisia – Algeria Land Rover Defender 110 HT – Td5
2005 Niger Toyota HJ60
2004 Tunisia – Algeria Land Rover Defender 110 HT – Td5
2003-04 Tunisia – Algeria Land Rover Defender 110 HT – Td5
2001-02 Tunisia – Algeria Land Rover 90 HT Defender 300tdi
2000-01 Tunisia – Algeria Land Rover 90 HT Defender 300tdi
2000 Tunisia – Algeria Land Rover 110 HT Defender 300tdi
1999-00 Tunisia – Libia – Niger – Libia – Tunisia Land Rover 90 HT Defender 300tdi
1997-98 Tunisia – Libia Land Rover 90 HT Defender 300tdi
1996-97 Tunisia – Libia Land Rover 90 HT Defender 300tdi
1996 Tunisia – Libia – Tchad – Camerun Toyota Hi-Lux
1995 Marocco Land Rover 90 SW Turbo
1995 Senegal – Mauritania – Mali – Guinea Senegal Land Rover 110 SW Turbo
1994-95 Tunisia – Libia Toyota Hi-Lux
1994 Marocco – Sahara Occidentale – Mauritania – Senegal Land Rover 110 SW Turbo
1993 Tunisia – Algeria Moto Cagiva 900 i.e. Elefant
1991-92 Tunisia – Algeria Moto Cagiva 650 Elefant
1991 Tunisia – Algeria – Niger – Benin – Togo Moto Cagiva 650 Elefant
1990 Tunisia – Algeria Moto Cagiva 650 Elefant
1989 Tunisia – Algeria – Marocco Moto Cagiva 650 Elefant
1987 Tunisia – Algeria Moto Laverda 1000RGS

 

Passione 4X4

Il piacere di guidare un vero 4X4

 

Nel gennaio del 1994 ci siamo sposati. Il viaggio di nozze ci ha portato nel Sahara guidando una Land Rover 110 Turbo.

La cosa ci ha entusiasmato a tal punto che al ritorno abbiamo comprato una Land Rover 90 Turbo.

Nel 1995 l’ha seguita una più performante Defender 90-300Tdi e dall’inizio del 2003 una Defender 110-Td5.

Francamente non credo che Land Rover fabbrichi il mito che cita nelle brochure pubblicitarie, anche ora dopo 50 anni di produzione non è certo una macchina perfetta, ma guidarla da un senso di autentico piacere.

L’aspetto “antico”, da vera 4X4, è unico e probabilmente il segreto del suo successo sta proprio nel lento migliorare (un po’ troppo lento a volte), senza cambiare molto la filosofia iniziale.

Da sempre sono amante della meccanica e del fai-da-te e questo mi aiuta molto nello spirito che deve animare un Defenderista e cioè: amare molto e soffrire un po’.

 

 

LAND ROVER 90 TURBO

 

LANRD ROVER DEFENDER 90 300TDI

 

LAND ROVER DEFENDER 110HT TD5

Passione Moto

La prima grande passione: la Moto

Tutto ha avuto inizio da mio Padre che sin da piccolo mi ha attaccato la “malattia”, portandomi in moto con lui tutte le volte che era possibile farlo.
Qui sotto sono in sella, in compagnia di mia sorella Milena, alla Gilera Saturno 500

 

Mio Padre, grande appassionato di moto, ancora oggi usa regolarmente una Cagiva 600 River.
La sua passione è rimasta inalterata nel tempo e quando non esce per un giretto si occupa di fare un po’ di manutenzione, fin troppo accurata per i chilometri che percorre, ma l’importante è stare insieme alla sua moto.


 In passato ha posseduto: una Lambretta 125, della quale non ho fotografia,

due Gilera Saturno 500

 

una Laverda 750 GT

Una Laverda 3C

 

Una Laverda 1000 JOTA


Tornando a me, il mio primo ciclomotore è stato un Benelli 50 3VK Export, un missile per quei tempi.



Poi è seguita una Vespa 50 Special elegante come solo una Vespa può essere. Qui avevo montato una sella della Gaman, che andava di moda in quel periodo anche se non ho mai capito il perché visto che era quasi priva di imbottitura (ma a 15 anni non ci fai caso).

 

Ha 18 anni ho coronato il sogno di avere una vera moto, una MV Agusta 350 Ipotesi, molto bella ed evoluta con la quale mi sono fatto le ossa senza rompermene.
Ricordo la rivalità con la Morini 350 sport, l’unica che poteva competere con il motore brillante della MV.

 

Finalmente al compimento dei 21 anni (così imponeva ai tempi la legge), ho comprato una Laverda 1000 3CL preparata da Belli di Milano, pistoni più alti, alberi a camme più spinti, tre in uno libero, vibrazioni spaventose, ma veramente tanta moto tra le mani.
Se ripenso al rumore tremendo che lo scarico tre in uno libero faceva mi vergogno ancora adesso però il sound di un tre cilindri era fantastico, unico.

 

Poi è arrivato il primo grande amore, la Laverda 1000 RGS, una vera sportiva regina della strada, con la quale mi sono tolto grandi soddisfazioni, soprattutto in ValTrebbia e sul tratto autostradale della Serravalle. Nonostante il peso riuscivo a guidarla senza affanno e con il kit ufficiale di Breganze il motore girava un gran bene.
Con questa moto ho fatto il primo viaggio in Nord Africa, in Algeria, tra lo sconcerto degli altri motociclisti enduristi incontrati lungo il percorso.

 

Per viaggiare in Sahara ho acquistato il secondo grande amore, la Cagiva 650 Elefant, con la quale ho fatto diversi viaggi in Sahara.
Nonostante le grandi sollecitazioni alla quale l’ho sottoposta (viaggiavo carico con 50 litri di benzina – 10 litri di acqua – viveri per due/tre settimane – ricambi e vestiti) non ha mai avuto un momento di crisi.
Era veramente la protagonista incontrastata per quel genere di viaggi nonostante la concorrenza della Honda Africa Twin e della BMW R80 G/S.

 

 

Attualmente ho una Cagiva 900 Elefant I.E. – G.T. un bel mezzo per fare del gran turismo a 360° con un motorone Ducati che non mi stanco mai di apprezzare. Nonostante fosse stabile, veloce e parca nei consumi  non ha mai avuto il successo che meritava.

 

In buona sostanza ho avuto poche moto ma tutte di qualità (per come vedo io le cose,naturalmente), per scelta solo moto italiane perché l’idea di avere “la moto di tutti” non mi hai mai interessato.

Certo è che una grande passione, unita ad una più che discreta competenza meccanica (che mi permetteva di fare completa manutenzione in autonomia), mi ha messo al riparo dai tanti difettucci tipici della produzione di moto nostrane, riuscendo a coglierne solo gli aspetti positivi.

Ora ho quasi appeso il casco al chiodo, vado al lavoro tutti i giorni, con ogni tempo, con una Vespa 125PK del 1979 ma che uso come una macchina, una pedalata (e parte subito),  e via.

L’evolversi degli interessi ha fatto sì che la moto sia passata in secondo piano. Ho un po’ di rimpianto per questo ma le moto attuali non riescono più ad appassionarmi, tutte eguali nella loro perfezione.

Senza difetti non c’è passione…

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Oggi, 16 dicembre 2004, ho venduto la mia Cagiva 900, faccio quasi fatica a pensarlo, ma è successo.

Stanco di vederla impolverarsi mi sono deciso ma la cosa è veramente traumatizzante perché dopo quasi 30 anni di moto e di passione mi ritrovo senza una moto vera (la Vespa mi perdonerà, spero).

  • §§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§

Giugno 2007, altro “dramma” motociclistico. Grazie alle misure prese dal Comune di Milano (oltre a quanto già fatto dalla Regione Lombardia), che di fatto mi impedivano di andare al lavoro con la Vespa, ho preso la decisione di venderla ad un collezionista.
Sono tanto inc…to per questo fatto che mi fermo qui.

Al posto della gloriosa ora ho uno scooter, uno di quei cosi che ho sempre detestato…